Il timing come spiegato da Musashi è il principio fondamentale nella strategia:
“Devi essere capace di adattare la tua strategia al timing sulla base delle tue capacità, così saprai quando puoi attaccare e quando non attaccare”
Possiamo trovare altre definizioni di timing come quella di Bruce Lee:
“L’abilità di cogliere un’opportunità quando viene offerta”.
La semplice definizione di “timing” risulta chiara per tutti, ma per esercitare il corretto timing nella difesa personale serve un corretto allenamento, che comprenda molti fattori che possano far capire al praticante questo importante concetto. L’allenamento del Wing Tsun si basa su questi fattori: la consapevolezza, la mobilità, l’equilibrio, l’unità di corpo, la percezione sensoriale, il timing e lo spirito combattivo.
Nel programma di Wing Tsun fin dal primo grado allievo impariamo due importanti concetti fondamentali: la distanza e il posizionamento.
La prima cosa da imparare è la “distanza” di sicurezza dal nostro ipotetico aggressore o dal nostro compagno di allenamento. Questa è la prima parte dell’addestramento, perché dobbiamo cominciare ad osservare quali sono le armi che ci possono colpire e dobbiamo mantenere una giusta distanza da queste.
In una situazione di difesa personale ci sono cinque fasi e distanze del combattimento:
1) combattimento con i piedi (lunga),
2)combattimento con le mani (media),
3) combattimento con gomiti e ginocchia (corta),
4) combattimento con prese e leve (Lotta),
5) il combattimento al suolo.
Da ognuna di queste distanze e fasi si deve imparare a difendersi e a prevenire qualsiasi attacco e soprattutto non finire a terra.
La seconda è il “posizionamento” che è un importante principio strategico, infatti avere una migliore posizione rispetto al nostro avversario ci avvantaggerà notevolmente nel evitare una spiacevole situazione o a trarne profitto da essa. La corretta posizione ci permette di toglierci dalla traiettoria di un possibile attacco o evitare un confronto.
Ma ancora non sappiamo quando agire o non agire…….
Prima di rispondere a questa importante domanda, racconto la mia esperienza nel mondo del Wing Tsun.
Quando ho iniziato il mio viaggio in quest’arte marziale sono rimasto strabiliato dalle innumerevoli tecniche ( TanSao, PakSao ecc ecc), dalle forme a partire dalla Siu-Nim-Tao alla forma del uomo di legno, dal ChiSao e le sue applicazioni e dalle ReakTsun.
Ho dovuto fare uno sforzo mentale per memorizzare il nome e la tecnica e allo stesso tempo ho lavorato tantissimo per cercare di “padroneggiarle”.
Ad un certo punto della pratica mi sono chiesto quale delle centinaia di tecniche avrei utilizzato in una reale situazione da strada per sopravvivere. Che cosa avrei fatto in quel pericoloso momento in cui raramente si riesce a pensare?
Utilizzo l’esempio dell’imparare a guidare per rispondere a questa domanda e per far capire che all’inizio si pone l’attenzione a tutti i dettagli: come usare il volante, il freno ecc. ecc. finché queste operazioni non diventano automatiche ed istintive infatti non si potrebbe pensare di reagire razionalmente ad un evento imprevisto, ma solo in maniera automatica ed istintiva.
La mia risposta è stata che quando il corpo impara la FUNZIONE di quello che sta facendo, al momento del bisogno ci sarà la risposta corretta ed istintiva sulla base del allenamento e della corretta ripetizione dello stesso movimento.
Pensando all’allenamento in termini di funzione, il numero delle tecniche da ricordare è diminuito notevolmente rendendo più semplice l’utilizzo di tutto il repertorio del Wing Tsun. La semplicità del sistema ha avuto il pregio di migliorare le reazioni istintive e l’apprendimento dello stesso.
Il programma base degli allievi parte dal riconoscere le 4 posizioni base di attacco (programma Blitdefence Dx-sx-larga-simmetrica) di un ipotetico avversario, riducendo di molto la possibilità di un’errata interpretazione delle situazione e facilita il compito del insegnante nel non dover proporre svariate combinazioni, ma poter ricondurre tutto il lavoro ad una di queste 4 posizioni.
Inoltre Sigung Kernspecht ha avuto la brillante idea di utilizzare la risposta riflessa involontaria a nostro vantaggio in una ipotetica situazione di pericolo.
Questo tipo di risposta di sopravvivenza è genetico, è una cosa che ci portiamo con noi sempre ed è molto più affidabile della nostra parte cognitivo razionale.
La fisiologia del nostro corpo ci viene in aiuto nella situazione di pericolo imminente.
Il momento è così improvviso che genera alla velocità della luce una risposta globale del corpo, coordinata da una piccola ma fondamentale parte del nostro corpo: l’AMIGDALA.
L’amigdala è una parte del cervello che gestisce le emozioni ed in particolar modo la paura. Analizza l’esperienza corrente con quanto già accaduto nel passato e quando trova un elemento chiave simile, si attiva senza averne avuta una piena conferma. Ci comanda di reagire tempestivamente e poi in un secondo momento la parte razionale del cervello analizza l’effettiva pericolosità della situazione.
Quando l’amigdala interviene, attiva tutti i meccanismi di sopravvivenza, bypassando qualunque cosa il nostro corpo abbia appreso che si basi sulla capacità di accedere a risposte al pericolo cognitivamente assimilate e sviluppate. Praticamente la mia risposta non può essere un movimento complesso e magari diverso dalla mia normale risposta istintiva.
Si prenda per esempio, quando ci capita di toccare qualcosa di caldo, istintivamente il corpo allontana la parte dalla fonte di calore senza coinvolgere la parte razionale del nostro Cervello.
Comunque noi possiamo insegnare all’amigdala ad apprendere determinati comportamenti attraverso un idoneo addestramento in conformità a queste reazioni.
Alcuni studi hanno dimostrato che ci sono tre reazioni comuni e istintive allo stimolo sensoriale: premere/spingere via il pericolo (tipico della frenata improvvisa) o proteggersi la testa e alzare le braccia allontanando il corpo.
Il Wing Tsun insegna queste cose nel programma allievo di difesa da coltello, dove si cerca di far capire che la reazione istintiva di protezione ed il conseguente allontanamento del corpo fanno parte di qualcosa che conosciamo già e tutti sono in grado di farlo.
Questo punto è importante nella pratica, perché permette a tutti con qualunque livello di abilità e senza particolari doti fisiche di impararlo ed usarlo. Attraverso questi esercizi il Wing Tsun insegna a consapevolizzare delle reazioni che conosciamo fin da quando siamo nati.
A questo punto cominciamo a capire che il timing è una cosa complessa ed ha sicuramente una componente istintiva ed emotiva. Il timing è qualcosa che si sente, deve essere fatto nel momento giusto, riconoscendo l’inizio. Infatti, spiegarlo dal punto vista difensivo risulta più facile, perché è quella reazione in quel momento che mi permette di sopravvivere senza danni ad un eventuale attacco.
Allo stesso tempo comprendiamo che il miglior modo per evitare o vincere un eventuale conflitto è di agire contemporaneamente, cioè difendersi ed attaccare nello stesso momento quando l’azione comincia o si sente che sta per cominciare.
I greci definiscono questo momento con una parola “Kairos” che significa "un tempo nel mezzo" e indica il tempo opportuno, la buona occasione, il momento propizio, con una certa approssimazione, quello che noi oggi definiremmo il tempo debito.
A questo punto, passiamo a verificare qual è quel momento giusto per fare la cosa giusta.
Il momento giusto è quando nella difesa o attacco dell’aggressore si crea un “buco” e succede esattamente quando sta per iniziare a muoversi permettendomi di evitare o colpirlo.
Per capire questa cosa in maniera corretta, si deve praticare il ChiSao per lungo tempo. L’esercizio del ChiSao permette di restare incollati al nostro “avversario” o “compagno di allenamento” e ci permette di sentire la sua “pressione” (intesa come intenzione di volerci colpire), la sua forza ed il suo equilibrio.
Attraverso questa connessione o contatto con la pratica si comincia a sentire dei vuoti di pressione, uno squilibrio o qualcosa che permetterà di cogliere l’occasione di colpire il compagno: ecco quello è il momento giusto, il timing corretto per agire.
Con la pratica, riusciremo a riconoscere questo momento anche senza il bisogno del senso tattile (ChiSao). Si impara a conoscere questo momento attraverso l’organo della vista e magari a quella sensazione chiamata sesto senso, intesa come quella capacità di avvertire che qualcosa sta per accadere e prepara il corpo prima che questa cosa accada veramente.
estratto dalla tesi per 3 HG
Massimiliano Pettener
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